PUNTA SPERANZA
Punta Speranza
era il lento perdersi delle navi a sud
oltre la linea d'oro delle maree lontane.
A cavalcioni sul molo noi verdi anni
spume urlanti, venti di esotiche terre.
Noi cavalieri di sconfinati orizzonti,
viaggiatori di cieli, foreste,
leggendari regni, oasi felici,
tra popoli saggi e universi di stelle.
Soffiava nei ricami arancio dei tramonti
un divenire di guerre, un futuro di morte.
Punta Speranza
era già domani nel dolore
fuga e approdo, costa dei miracoli;
mutava in canto di sirene,
sponda per disperate migrazioni.
Ma noi non lo sapevamo
innocenza di mondi, vite a libero volo.
A cavalcioni sul molo stavamo
gabbiani d'arie e nuvole
isole di sogni, rotte di pace
dove ora marciscono al sole
vecchie carrette e misere spoglie.
Punta Speranza
ci appariva solitaria e lontana
ma era già legame segreto,
destino scritto di popoli, confini,
miscuglio tra correnti di miraggi
e nere mareggiate di preghiere.
Ma noi non lo sapevamo
esili gambe a penzolare sul mare infinito,
riflessi d'azzurro, carezze di cale salmastre.
Di quella lenta, inesauribile processione
di anime sfinite che ci veniva incontro
nessuna traccia, neanche l'ombra. |