DALL'UMILE NIDO (Occhi nuovi guardano la vecchia Città- Genova, 5 maggio 2011)
C'è ancora un lembo di cielo nell'alba che l'occhio ritaglia, tra gli obliqui di gru ferme alla tramontana, a profilar la calata dove i moli s'abbracciano al mio contemplare. La stella che luce ha il colore del tempo, la stessa scintilla che prima offendeva accende or le labbra del fuoco di un bacio… …ma trema il ricordo al batter del cuore…
___________________________Madre! Perché non m'ascolti?
Stagionai alla tua ombra, il sole appuntito Fendeva la pelle color ossidiana; la mia età passava, annottati frangenti scalfivano l'osso degli scogli del mare e la mente copriva nel vasto vociare gli istinti d'amore vagito in trincea: tra granchi e coralli, tra pietre di rena, ripersi le orme del senso che fu.
___________________________Mai! Mai per me custodisti l'Amore!
Fuggii dal tuo seno, oltre i colli sul mare, altrove cercai il mio essere uomo perchè la tua terra era sterile azoto e il tuo mare di luna solo un succo salato. Viaggiai oltre il vento, per sapere della bora e bevvi dell'acqua più amara dei laghi seminai in altri solchi una sciapa speranza… …ma alla neve d'inverno giammai mi abituai…
___________________________Sia guida il tuo Faro! Mi mostri il ritorno…
…e tornai.Tornai con la rabbia del vile esiliato, tornai più sconfitto d'ogni altra partenza, tornai alla mia stanza fatta di quattro mura dividendo inquilino della mia solitudine finché penna mi giunse, a screziare la carta, graffiando con unghie che mai vere avrò la rassegnazione che muta è speranza… …Ma un cuore in affitto ancora non sa…
___________________________Uscire! Varcando la soglia della più stretta via…
E ti rinnegai, al passeggiar via del Campo, tra gli smalti e i notturni di ogni vigilia trascorse a cercare un led che pungesse l'oscura vestigia dell'amore precluso. E ti rinnegai, scrivendo in dialetto di essere un figlio di una terra non mia e che m'adottava nel suo limbo d'estate, a cento chilometri dal tuo marinare.
___________________________"O mâ o franze lento…"
Ma la lingua era tua. La lanciasti oltremare all'ascolto…il suo ascolto. Lei che oggi qui vede un ritaglio di cielo tra gli obliqui di gru, lei che oggi mi abbraccia, lei che tocca il mio cuore rimando i miei versi col suo vivo accentare e che vive il mio abbraccio, mentre tocco il suo cuore rimando i suoi versi con il mio dialettare… …mentre Tu dici i nomi che hanno il nome d'Amore
___________________________ …Oggi io so.
So che Amor non mi desti, quelle sere d'inverno per non far di domani una sposa sorella e che Amore hai cercato fin dal mio primo pianto raccogliendo, Superba, le mie stille di cuore. Hai trovato il suo verbo tra gl'inchiostri lasciati dalla penna che un giorno mi recasti per dono affinché sollevassi, da quest'umile nido il mio canto primo… il mio canto d'Amore.
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