XXIX Premio Firenze


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Roberto Gennaro

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SEZIONE B - POESIA INEDITA

FIORINO D'ORO
ROBERTO GENNARO

per la poesia inedita

"DALL'UMILE NIDO"

con la seguente motivazione:

L'autore ci presenta una poesia matura e articolata in cui la scorrevolezza del testo è affidata talvolta all'endecasillabo, talvolta all'abile costruzione sintattica del verso. L'andamento ritmico è imprevedibile e a tratti sorprendente, rotto e ricomposto da continui enjemebements, a tutto vantaggio della resa acustica delle rime e delle assonanze a fine verso. Ad ogni ottava la propria città diviene così un nido da cui fuggire, una donna da amare o la meta a cui fare ritorno.


La Giuria Letteraria del Premio Firenze

DALL'UMILE NIDO
(Occhi nuovi guardano la vecchia Città- Genova, 5 maggio 2011)


C'è ancora un lembo di cielo nell'alba
che l'occhio ritaglia, tra gli obliqui di gru
ferme alla tramontana, a profilar la calata
dove i moli s'abbracciano al mio contemplare.
La stella che luce ha il colore del tempo,
la stessa scintilla che prima offendeva
accende or le labbra del fuoco di un bacio…
…ma trema il ricordo al batter del cuore…

___________________________Madre! Perché non m'ascolti?

Stagionai alla tua ombra, il sole appuntito
Fendeva la pelle color ossidiana;
la mia età passava, annottati frangenti
scalfivano l'osso degli scogli del mare
e la mente copriva nel vasto vociare
gli istinti d'amore vagito in trincea:
tra granchi e coralli, tra pietre di rena,
ripersi le orme del senso che fu.

___________________________Mai! Mai per me custodisti l'Amore!

Fuggii dal tuo seno, oltre i colli sul mare,
altrove cercai il mio essere uomo
perchè la tua terra era sterile azoto
e il tuo mare di luna solo un succo salato.
Viaggiai oltre il vento, per sapere della bora
e bevvi dell'acqua più amara dei laghi
seminai in altri solchi una sciapa speranza…
…ma alla neve d'inverno giammai mi abituai…

___________________________Sia guida il tuo Faro! Mi mostri il ritorno…

…e tornai.Tornai con la rabbia del vile esiliato,
tornai più sconfitto d'ogni altra partenza,
tornai alla mia stanza fatta di quattro mura
dividendo inquilino della mia solitudine
finché penna mi giunse, a screziare la carta,
graffiando con unghie che mai vere avrò
la rassegnazione che muta è speranza…
…Ma un cuore in affitto ancora non sa…

___________________________Uscire! Varcando la soglia della più stretta via…

E ti rinnegai, al passeggiar via del Campo,
tra gli smalti e i notturni di ogni vigilia
trascorse a cercare un led che pungesse
l'oscura vestigia dell'amore precluso.
E ti rinnegai, scrivendo in dialetto
di essere un figlio di una terra non mia
e che m'adottava nel suo limbo d'estate,
a cento chilometri dal tuo marinare.

___________________________"O mâ o franze lento…"

Ma la lingua era tua. La lanciasti oltremare
all'ascolto…il suo ascolto. Lei che oggi qui vede
un ritaglio di cielo tra gli obliqui di gru,
lei che oggi mi abbraccia, lei che tocca il mio cuore
rimando i miei versi col suo vivo accentare
e che vive il mio abbraccio, mentre tocco il suo cuore
rimando i suoi versi con il mio dialettare…
…mentre Tu dici i nomi che hanno il nome d'Amore

___________________________ …Oggi io so.

So che Amor non mi desti, quelle sere d'inverno
per non far di domani una sposa sorella
e che Amore hai cercato fin dal mio primo pianto
raccogliendo, Superba, le mie stille di cuore.
Hai trovato il suo verbo tra gl'inchiostri lasciati
dalla penna che un giorno mi recasti per dono
affinché sollevassi, da quest'umile nido
il mio canto primo… il mio canto d'Amore.

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