dal volume: La Divina Commedia - Inferno
CANTO DECIMO -OTTAVO Sesto cerchio (pseudocos- Parte III)
Il rocciato dei cattivi consiglieri
Felice di lasciare la Franzoni, passammo gli ipocriti con Virgilio, per raggiungere, poi, dei paludroni,
e poi dei rocciati, dietro ad un rilio: una serie di oscure cavernette, ma quei condottieri bruciator d'Ilio
non scorgevo in mezzo alle fiammette. Ne vidi bene molte e molte scorsi, consiglieri dire o di damigette,
che dissero a pacifici e calmi orsi di fare peccato, senza peccare; ma in cerca di quei due lo sguardo porsi,
che misero di cavalli a parlare per distruggere l'armata Troiana e potersi gioire ed ubriacare.
Nella Divin di Dante sussistare si potean veder Ulisse e Diomede: una fiamma a doppia punta bruciare,
la sola che in quel can posto risiede, e dir di come fecero la guerra, con quell'Achille, sì veloce piede…
E poi di come qualcun di loro erra, sfidando i confini impostigli da Dio: oltre le colonne, contro la terra
datagli da Dio, o tracontatio! << Maestro,>> dissi dunque "dove sono quelli che rivoltan l'animo mio,
ma per l'emozion forte come un tuono, non per disprezzo nei confronti loro?" <<Non ti lascio, Alessio, né t'abbandono,
e ti porterò a veder costoro, che tanto muovon la tua curiosità e perfino io, pensa, invero li adoro>>.
M'accorsi ch'era di grande vastità quel gran rocciato, come un labirinto, ma Virgilio s'orientava per di là.
Così, si mosse deciso e convinto ed alla doppia fiamma mi conducò, ed io fui grato a lui e per sempre avvinto. |