Premessa per il Catalogo Arti Visive del Presidente della Commissione Giudicatrice - XXXVI Premio Firenze

XXXVI Premio Firenze
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Premessa per il Catalogo Arti Visive del Presidente della Commissione Giudicatrice

arti visive
#arte, #artista, come ormai da qualche edizione approfitto dello spazio di questo catalogo per confermare su carta stampata alcuni pensieri che da tempo vado virtualmente accennando anche nel web.
Diventa per me importante esprimere un pensiero sull’#arte che rimanga in questo catalogo, notevole perché aperto a tutti i partecipanti, e che per me non è altro che il prolungamento nel tempo, un numero in progress, di una eco d’arte moderna che ha terminato le sue pubblicazioni fisiche soltanto qualche anno fa dopo la scomparsa di Paolo Baracchi, sono nove anni, ma che sicuramente rimane nella mente e nel cuore di molti di noi che hanno in qualche modo condiviso il ruolo di testimone dell’#arte a Firenze che questa straordinaria rivista per quasi mezzo secolo ha rappresentato.
Il Salone dei 500, le mostre premio, reali e virtuali, questo stesso catalogo, il contributo delle gallerie “Simultanea Spazi d’Arte” e “Fornaciai Art Gallery” sono a dimostrare una convincente presenza degli #artisti che hanno partecipato a questa edizione del Premio Firenze, la venticinquesima dedicata alle #arti visive, accettando ancora una volta, l’invito ad un confronto che personalmente ritengo sarà loro utile così come a tutti coloro, noi compresi, per poter scrivere assieme qualche altra parola nelle pagine del libro inesauribile dell’#arte. Ringrazio tutti questi #artisti associandomi alla soddisfazione del Presidente Marco Cellai che con attenzione ha seguito i lavori della giuria, arricchita in questa edizione di tre nuovi membri, le storiche dell’arte Carlotta Fuhs, Daniela Pronestì e Silvia Ranzi portatrici di un innovativo contributo.
Lasciatemi concludere così: fare #arte, significa prima di tutto entrare in contatto con se stessi, significa affinare tecniche, metodi e processi, siano essi appresi, percepiti o suggeriti, fatti comunque propri nel cammino dell’esistenza di ciascuno. Mai convinti dei risultati, più o meno ci disponiamo ad esercitare speranza in qualche auspicato esito espressivo della propria fatica per esorcizzare il nulla che spesso ci sta attorno. Fare #arte significa meditare, meditare sul disegno, sul colore, sulla composizione, meditare sul significato delle #immagini o delle #nonimmagini che si vanno a costruire, una volta acquisiti i mezzi espressivi siano essi pittorici, plastici, anche multimediali, comunque attraverso #forme, siano esse imitative, evocative o suggestive, utili comunque a placare, anche se per poco, il desiderio di risposte. Fatte queste premesse, sicuramente non esaustive, nella convinzione che l’#arte, quando se ne intraprenda la strada, diventa compagna, anche ossessiva, della nostra esistenza, allora penso di poter affermare che chi pratica l’#arte in realtà anche se non è perfettamente consapevole, svolge a modo suo una #preghiera, prega.

Riccardo Saldarelli
Presidente della
Commissione Giudicatrice per le Arti Visive

(#hashtag è un tipo di etichetta (tag) utilizzato su alcuni servizi web e social network come aggregatore tematico. [n.d.A])
 
 
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