Fino all’Epifani, non fu arrivati
Ordini di partir, per altro fronte
Ma nella sera fummo sconsolati;
Tutte le squadre furono sì pronte
Per l’ignoto a notte si partia;
Ma verso il Carso si volge la fronte,
e la strada migliore si seguia,
Ove trovammo piccoli paesi
Il vero nome non so quale sia.
Chiamo il compagno, con esclamazione;
Andiamo via; feriti non siamo
La morte ce l’abbiamo sul groppone.
E la salita ancora ripigliamo
Col terroe della morte sulla faccia,
Iddio volle, alla trincea arriviamo.
Il cuore mio non avea più traccia
Ruzzola in petto; ‘l respiro aresta
Cede le gambe, ‘l tremito l’abbraccia.
Per breve, la sentivo la mia testa
Mentr’è ridotto, terribil mistero,
Il pensier di morir più non molesta.
Vedo la morte,; mi daria ristoro,
Se scordata un dì, solo m’avesse,
Tornar deriso, mentre io l’ignoro …
Ma cosa penso mai! Se pur vedesse
Non dovrei dubitare sul tu’ affetto
Più caro a me delle pupille stesse.
Distruggiti dal cuor, pensiero infetto;
Ricorda le mie lunghe sofferenze
Con tanto amore mi allietav’ al petto.
Or se sapesse a quali vil sentenze
Son sottoposto: non conosco una
Solo i cannoni mandan, riverenze
Il sol vedo calar, la terra imbruna,
E non mi posso muovere d’un passo;
Sembro inchiodato, ribadita cruna.
Se pria giunga la notte, nulla incasso,
Al mondo perderò ogni speranza
E morirò accanto a questo sasso.