XXVI Premio Firenze 2008


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Barbara Pumhosel

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SEZIONE A - POESIA EDITA

FIORINO D'ARGENTO (ex-aequo)
BARBARA PUMHÖSEL

per il volume



"PRUGNI"
(Cosmo Iannone Editore - Isernia 2008)


con la seguente motivazione:


L'impressione è di essere equilibristi su un filo troppo sottile mentre le espressioni di questa poetessa sono capaci di espandersi risultando in un gioco di parole, quasi uno squilibrio. Esiste una leggerezza profonda in questi flussi di pensiero entro cui si muove la sua poetica.
L'albero del "prugno" ha valenze simboliche come conforto, rifugio, indignazione e morte decantando unicamente realtà e immaginazione, fondendo, cesellando. Il solito vecchio cammino. Dove ci si incontra, ci si possiede.

SIMMETRIA ASSURDA

Da mio padre vorrei non solitarie parole
ma insiemi matematicamente infiniti valanghe fiumi
parole senza la capacità di celarsi

vorrei ma nel mio desiderio si annida
la rinuncia sarebbe chiedere troppo a chi ha sempre
parlato a voce bassa a chi considerava
anima gemella soltanto la rugiada forse
per quel suo ineluttabile saper tacere
(ed io allora colpevole di non incontrarla mai)
forse per essa ha amato le ore mattutine e ancora
d'estate si alza alle quattro per darsi da fare nei campi

deve chiedere aiuto ormai quando i bottoni sono
piccoli

troppi calli sulle dita rigide ma ancora
sale sul prugno e sullo stesso albero
salgo anch'io e ci fermiamo sullo stesso ramo
ma non ci incontriamo sappiamo
scegliere i tempi non oltrepassiamo
la soglia per entrare nel mondo dell'altro
innalziamo valli in cui ho sotterrato
domande mute richieste di bambina
forse da me - figlia anche di tempi diversi - si
aspettava
coraggio in più una breccia ed io mi chiedo
se uso la penna per paura del suono - delle parole
dette
non ha svelato le ferite per cui ha scelto il silenzio
e tra di noi prima di ogni possibile comunicare
si innalza un muro resistente invisibile insuperabile

una volta sola io ero piccola abbiamo
condiviso parole ci siamo incontrati
in una filastrocca dalla simmetria assurda
e perfetta nelle rime rare del suo dialetto e nelle risa
trapelate attraverso la corazza sento dentro di me
l'urgenza del tempo che scade l'impossibilità
di creare un ponte di voce prima che sia tardi
so che non oso e già - come un giardiniere devoto - sto
coltivando il rimpianto.

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