L’ESSERE
POETA
Assillato
da filo spinato senza forma
che
da anni il mio animo circonda,
infondo
in me malinconia
per
essere incosciamente gratificato
dal
suo trapelare di gradi in gradi.
Seguo
il percorso di icastiche nubi,
brandelli
informi sul manto del cielo
che,
disarmanti per il loro silenzio d’ovatta,
si
condensano nel mio animo impalpabili.
Piangendo
con me, l’un pioggia
l’altro
lacrime salate
di
mille urli o tuoni soffocate.
Afflitto
dal travestitismo dei miei pensieri
da
stelo stroncato
e
da volute scriteriate,
ricucio
l’indelebile follia che esatta
procurò
squarci solo a me visibili
alla
logora veste che porto addosso sdrucita,
da
sottile requiem
che
lieve sento, appesantita.
E
cosi m’abbandonai
in
vento notturno di marzo
separando
dal nulla
il
mio ingovernabile corpo,
come
camminando prendessi a calci
la
scontornata incalpestabile figura
proiettata
sull’asfalto disadorna
dell’indistinta
mia ombra.
Nel
mio perenne logorarmi
per
l’impossibilità
di
scindere me stesso
da
tale stritolante amplesso,
del
gran peso che porto appresso
pago
il cospicuo prezzo
con
l’inestimabile moneta
d’essere
poeta.