dal volume L'ULTIMO PROFETA Gibran nel mio cuore (Edizioni Tracce- Pescara 2014)
Dopo aver consumato le sue ultime energie come una debole candela l'Amato cadde a terra privo di sensi. Nell'ora del tramonto, proprio mentre una possente nuvola grigia incombeva su Gerusalemme, apparve chiaro che i suoi giorni erano ormai giunti alla fine. Con il poco fiato che gli era rimasto recitò:
"La paura serpeggia nel mio corpo E mi consuma giorno dopo giorno. Perdo il fiato, Trema la mano, Con affanno respiro, Remo con foga nell'arcano mare del mio destino. Ricerco la vita, spezzata all'improvviso, Scagliata lontano Al largo dell'ultimo giorno. Afferro con le mani L'ultima luce, l'ultimo sorriso. Il fantasma della morte bussa con assordante grido. Urlo non è il tempo di scomparire .
Poi guardando il sole che era diventato una palla arancione sulle cupole e sui tetti di Gerusalemme , recitò tra una lacrima e un sorriso;
È tramontato il pallido Sole All'orizzonte. La luna è sparita Nel mare del nulla. Il buio avvolge tutto, Avanza spietato, Incute silenzio e paura. Il mio cuore ridente è trafitto Sprofondato negli abissi. Cerca un filo di luce Tra la nebbia del mio destino. Trova ovunque solo il silenzio Ricamato con un ago rosso Sull'ultimo filo della tela Della mia vita. Non riesco a piangere. Devo affrontare Quel maledetto arrogante mostro Che mi ha divorato il corpo Pezzo dopo pezzo. Non ho paura. Cerco ancora l'ultimo raggio dell'àncora Della salvezza sull'ultima spiaggia Della mia vita.
E ancora con un filo di voce intonò:
"Sogno di vivere in un mondo senza frontiere E senza paure, Dove la guerra è il ricordo Di un vecchio passato. Sogno di vivere in un mondo Dove non esistono né bombe né Kamikaze, Dove una madre non versa lacrime amare Sul viso insanguinato di un neonato. Sogno di vivere in un mondo Dove gialli, neri, bianchi e rossi Si tengono tutti per mano, Dove cristiani, musulmani ed ebrei Pregano nello stesso luogo, illuminati dalla stessa luce Che irradia tutti i giorni I cuori dei bambini. , |