XXX Premio Firenze


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Sauro Albisani

letteratura > premiati letteratura

SEZIONE A - POESIA EDITA

FIORINO D'ORO
SAURO ALBISANI


per il volume



"LA VALLE DELLE VISIONI"
(Passigli Editori - Firenze 2012)

con la seguente motivazione:


"Insomma, non ho capito. Non capire non è ancora un guaio. Spero di no. O almeno, non è detto che sia sempre un guaio. Il guaio è capire di non capire"

Con questa significativa introduzione, Sauro Albisani, degno allievo di Betocchi, ci indica la chiave di lettura della bellissima raccolta "La Valle delle illusioni" confermando le sue doti di vero "Poeta".
La sua poetica è chiara e nitida, in perfetta armonia tra un linguaggio di tipo colloquiale ed una eccezionale profondità tematica.
La discorsività del testo, ricca di immagini, sia reali che "visionarie", assolve da sola alle esigenze liriche, senza l'ausilio di nessun espediente metrico o tantomeno retorico.
I singoli versi si svelano in un insieme di tocchi figurativi di rara densità, utili a comporre quel paesaggio dove abita la vera poesia e che altro non è che il "sentire" autentico sia dell'autore che di tutti quegli uomini che non hanno mai smesso di interrogarsi senza avere la presunzione di trovare sempre le risposte.


La Giuria del Premio Firenze

dal volume: LA VALLE DELLE VISIONI

NON AVEVA PIÙ NIENTE

Non aveva proprio più niente a cui aggrapparsi,
si trovava su una terrazza panoramica,
sotto c'era tutta la città
se non fosse stato per la nebbia piovigginosa.
Da quanti giorni piove ininterrottamente? pensò.
Ma non aspettò di elaborare una risposta.
Lui era laggiù, in quel brulichio.
Chiaramente non poteva distinguere se stesso.
Da quanto tempo si era perso di vista?
Pensandoci un po' poteva anche rispondere.
Ma il punto non era quello. Il punto
era che non aveva più niente a cui aggrapparsi.
Non che fosse mai stato coi piedi per terra.
Immaginiamolo attaccato a un paracadute.
La differenza era che adesso, quasi
inavvertitamente, tanti fili
di quel sudario di lino
pieno solo di vento
si erano sfilacciati, si erano strappati.


Ora in quella che non era più una discesa
ma una caduta, lui, diciamo lui, se
era sempre lui a farlo, non so, si aggrappò
al suo respiro, al suo stesso respiro,
pensò che non ci aveva pensato mai
al suo respiro, era una delle poche cose
a cui non aveva mai pensato, almeno tra quelle
che potevano venirgli in mente. Sì,
cominciò a pensare all'aria
che entrava dentro i suoi polmoni
e alla medesima aria che usciva, non più la stessa:
la prima, Maria; la seconda Marta;
la prima vivida, pietosa, inesorabile,
la seconda lenta, paziente, fedele.
Si aggrappò al suo respiro
e i suoi occhi si spalancarono di meraviglia
perché si accorse che non cadeva.

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