Botta e risposta in galleria

Entro in galleria, la prima sala è praticamente ancora vuota perché siamo in orario di conferenza stampa; mi colpisce il bianco dei soffitti che accolgono efficacemente gli impianti di illuminazione artificiale e il bianco delle pareti su cui spiccano le figure sospese di LaChapelle incorniciate di bianco.
Non c'è il pubblico fitto della vernice, ci sono solo gli addetti ai lavori, tra questi incontro un giovane che si aggira indaffarato, passando da una stanza all’altra, chiaramente impegnato a dare disposizioni per le ultime rifiniture a qualche operaio.
La situazione da “lavori in corso” attira la mia attenzione prima ancora di darmi il tempo per soffermarmi sulle opere dell’artista, già perfettamente esposte.
Mentre mi chiedo cosa stesse succedendo, riesco a rivolgere alcune domande proprio a quel giovanotto che ho appena fermato e che si è presentato come l'architetto Rodolfo Roccella.
Riccardo Saldarelli: Ogni volta che vengo in questa galleria, dall’ultima mostra di Cucchi a quella di J&Peg, noto che la galleria si adegua all’artista, questa volta sembra proprio un grosso lavoro, cosa mi può dire a proposito?
Rodolfo Roccella: Infatti, in questa occasione abbiamo affrontato lo sforzo più impegnativo, c’è stato un vero e proprio ampliamento dello spazio espositivo con il collegamento ai locali attigui. I galleristi hanno voluto questa trasformazione della galleria proprio per la mostra di LaChapelle …è stata una bella sfida perché abbiamo dovuto accellerare tutti i lavori per l’inaugurazione.
R.S: Questo è un concetto abbastanza nuovo per una galleria d'arte contemporanea, soprattutto a Firenze: voler ricostruire il proprio spazio appositamente per l’ evento del momento, ispirandosi forse alla ormai internazionalmente consolidata moda del Temporary Shop.
E’ sicuramente un notevolissimo onere, ma il risultato è altrettanto notevole, che materiali ha usato, architetto, per fare questo lavoro? sinteticamente quale formula ha usato?

R.R.: Abbiamo realizzato degli spazi molto semplici e molto puliti da un punto di vista architettonico e quindi abbiamo messo in opera intonaci bianchi e la resina a terra, grigia, color cemento per staccare un po’ con le pareti espositive….
R.S.: Perfetto! se non ricordo male nella precedente mostra, quella di J&Peg, si giocava sul nero, c'era il filo conduttore del nero, un chiaro riferimento al “corpo nero” per la fotografia, c’era l'assoluto nero, qui tendiamo all'assoluto bianco, E’ corretto?
R.R.: Sì! abbiamo cercato l’assoluto bianco per far risaltare i ricchissimi colori delle fotografie di questo artista.

da sinistra Marco e Lorenzo PoggialiRiesco ora ad avvicinarmi a Lorenzo Poggiali, curatore della mostra, che si è appena liberato da una giornalista che lo aveva catturato e lo interrogo! Lorenzo Poggiali comincia a rispondere alle mie domande con molta determinazione, e con quel suo accento toscano che lo contraddistingue e che dà valore alla sua sinteticità.
R.S.: E’ la seconda grande mostra che visito in questa galleria che ha il “digitale” come denominatore comune, anzi come fondamento espressivo! D’accordo, siamo ormai nel terzo millennio, quindi, pur essendo logico che anche a Firenze sia sbarcata la tecnologia per l’arte, fa però ancora specie che ci sia una galleria così; ma questo mi fa enorme piacere e fa onore a questa giovane generazione di operatori o possiamo dire imprenditori o semplicemente ed ancora galleristi?
L.P.: Gallerista va bene!
R.S.: Gallerista! va bene, ovviamente di nuova generazione! ecco mi vuol dire ora, brevemente, come è nata l'idea di questa mostra, dopo quella di J&Peg?
L.P.: Diciamo che avevamo messo in bilancio la necessità di aprire i nostri spazi ad artisti sempre più internazionali e, ovviamente in quest'ottica, un'artista come David Lachapelle, un'artista americano, che lavora in tutto il mondo, ci sta bene. E’, come si potrà rendere conto, una mostra molto importante! E la cosa che voglio più sottolineare è che sono 12 anni che David Lachapelle non fa una mostra in uno spazio privato in Italia; ne ha sempre fatte tante in spazi pubblici, ma soprattutto all'estero, per cui anche se è un'artista che ha ormai grandi estimatori in Italia non si è mai voluto presentare in spazi privati. Tutto questo costituisce motivo di grande orgoglio per noi e, dopo J&Peg, c'è una grande attenzione per la fotografia, per tutto ciò che è veramente contemporaneo, anche se difficile. Per noi è un lavoro piuttosto complicato... è chiaro che non siamo nella città che più ci aiuta... ma questo, tutto sommato, non ci deve scoraggiare, anzi abbiamo addirittura ampliato gli spazi con grande sforzo economico e di impegno fisico anche! perché questo è naturale!
R.S.: Voglio prendere spunto da quello che lei ha detto sui lavori . Ma è una casualità o è un progetto vero quello di ricostruire tutte le volte la galleria sull'evento?
L.P.: Giusto!
R.S.: Quindi ora vedo un nuovo spazio, è strabiliante, congratulazioni ! Ogni volta affrontate dunque un nuovo progetto? quello cioè di trasformare lo spazio in funzione degli artisti che espongono ?
L.P.: Certo! è fondamentale per noi riuscire, di volta in volta, ad adattare gli spazi alla mostra, perché l'artista deve essere con noi nel progetto, sin dall’inizio; sono tutti progetti fatti apposta. C'è, oltretutto, una nuova idea di offrire arte contemporanea ed di nuovo rapporto con il pubblico. Per questa mostra noi abbiamo realizzato anche uno spazio vetrina con una proiezione rivolta verso la strada: i passanti vedono un video che riguarda il back stage del lavoro dell'artista. Si tratta di una nuova modalità di interagire con il pubblico: un video che vuole incuriosire per invitare il pubblico in strada ad entrare in una galleria d'arte. E’ insomma un lavoro molto complesso ed è giusto venire a vedere... per rendersi conto!
R.S.: Posso farle una domanda indiscreta... quanti anni ha?
L.P.: (me lo dice, sono pochi, è molto giovane)
R.S.: Complimenti! Veramente complimenti, alla prossima!
L.P.: Grazie!

R.S.

Forconi (a destra) illustra a Saldarelli la sezione della mostra Recollections in America nello spazio della Project Room in via Benedetta

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David LaChapelle alla Galleria Poggiali e Forconi

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