GIORNO DEL RICORDO
Era maggio, tempo di barbarie.
La falce della guerra si abbatteva
su gente senza colpa, tranne quella
di frequentare un idioma sgradito.
Era di maggio, e il padre a dorso nudo,
lo sguardo opaco senza il pince -nez,
segnato a sangue dalle mani ostili
e sommerso dall’odio si smarriva
nel buio di un andar senza ritorno.
Di lui ci resta una fotografia
e ricordi da bimbi, e il suo sorriso
se ci osservava cavalcare il mulo
e i giorni della festa, quando ognuno
nel calor della casa scioglieva la sua gioia.
Niente più. Poi la fuga nella notte
sul bragozzo per Pola, ed era maggio
quando crollava un mondo e salutavo
l’isola patria per l’ultima volta
e gli affetti infantili frantumati.
Non ho fatto ritorno. E solo nei frammenti
della memoria rivivo quei giorni
e mi sovviene il sapore mielato
degli acini densi di sole
e i fichi maturi reclini sul ramo.
Era di maggio, quando mi han rubato
il futuro possibile e la casa,
la cisterna del tempo di Colombo,
la nonna che affacciata alla finestra
mi sorrideva dolce e il giardinetto
della magnolia dalle foglie lucide.
Era di maggio…
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