LA DONNA
Presso la Necropoli
di Crocifisso del
tufo di Orvieto
Non avrò pace finché passi curiosi
calpesteranno la mia gente
spiando tra le porte del sonno
Sono stata donna presa d’amore e deprivata.
Un male arcano colpì il mio Lucumone
inghiottito dalla macchia
prima di chiudersi per sempre al Sole.
Ancora lo chiamo e non ho pace
e lo cerco tra boschi, pietre e strade.
Era sovrano d’ordine e saggezza
e questi muri fece costruire
per dar riparo all’oltre vita.
Forse il veleno d’infidi servi
o quello tremendo d’un Dio invidioso
lo tolse a me che vago tra millenni
e piango.
Se taci e con rispetto t’addentri
nella notte degli scavati tufi
udrai il lamento d’uomini e donne
dal nome inciso nella pietra
orfani d’un capo senza il nome.
Sepolto dalla storia, ha tratto con sé
il segreto
l’indecifrabile segno
l’arcano suo e di noi tutti
che siamo stati suoi e della Tuscia. |